Le terme di Caracalla o Antoniane

A cura dell'Arch. Maria Letizia Mancuso

Iniziate sotto Settimio Severo nel 206 d.C. e completate dal figlio Marco Aurelio Antonino detto Caracalla tra il 212 ed il 217, costituiscono tuttora un complesso di "ruderi" tra i più importanti ed affascinanti dell'epoca romana.

Resti delle Terme di Caracalla

Restaurate da Aureliano, Elagabalo ed Alessandro Severo (Il Coarelli parla invece di costruzione iniziata da Caracalla. Filippo Coarelli - Guide Archeologiche, Laterza, Roma), che vi fece aggiunse i portici, restarono in funzione fino al VI secolo e furono, se non le più raffinate, le più splendide e popolate di Roma.

"Essendo situate in un quartiere piuttosto povero e lontano dal centro nobile della città, ed a causa della promiscuità delle persone ammessevi, le terme Antoniane erano usate soprattutto dal popolo, mentre le classi superiori avevano le loro Terme private, oppure frequentavano quelle di Agrippa, quelle Neroniane-Alessandrine nel Campo Marzio e quelle di Traiano sull'Esquilino, considerate come più eleganti. Tuttavia le Terme Antoniane erano le più lussuosamente ornate di marmi e statue, secondo le descrizioni che ne fanno gli antichi ed i ritrovamentio avvenuti nel luogo, in special modo all'epoca dei Farnese."

Giuseppe Lugli, Le Terme di Caracalla, Roma, Bardi Editore, 1975

Alle terme si accedeva dalla via Nova fatta costruire a tal fine da Caracalla.

Occupavano uno spazio quadrato di 330 m di lato e la pianta era quella codificata dall'epoca Neroniana.

"La piante delle Terme di Caracalla si ispirò a quella delle Terme di Traiano, le prime ad essere costruite secondo il tipo adottato più tardi per tutti i grandi edifici termali romani. Esso consisteva in un vasto recinto quadrato o rettangolare che abbracciava l'intero edificio, compresi i giardini e le stanze per divertimento e ricreazione, e di un corpo centrale riservato ai bagni veri e propri"

Giuseppe Lugli, Le Terme di Caracalla, Roma, Bardi Editore, 1975

Pianta delle Terme di Caracalla
Terme di Caracalla: pianta del Mitreo

L'acqua utilizzata veniva da una derivazione, che iniziava da via Prenestina, dell'Acqua Marcia che prese il nome di Acqua Antoniana.

Erano ricchissime di opere d'arte delle quali alcune, gruppi scultorii e mosaici, sono giunte fino a noi e conservati in molti musei italiani.

Potevano ospitare in contemporanea più di 1600 persone, che corrispondevano per un turno di due ore, anche a 10.000 utenti al giorno.

Erano articolate in spazi al chiuso ed all'aperto adibiti a molteplici funzioni: si potevano fare bagni di acqua fredda calda termale, vi erano palestre e biblioteche, giardini dove passeggiare e prendere il fresco, spogliatoi e gradinate dalle quali assistere agli esercizi ginnici e perfino un luogo di culto, un Mitreo. Il loro abbandono coincise con la distruzione degli impianti idrici e il taglio degli acquedotti operata dai Goti di Vitige nel VI secolo, ma già prima con il diffondersi della cultura cristiana, queste come tutte le altre Terme furono soggette a continui attacchi censori perché ritenute luogo di promiscuità.

Nel 212 d.C. i lavori per le terme di Caracalla sconvolgono completamente un'intera zona, anche se periferica, sbancando tutto il versante orientale del Piccolo Aventino e usando la terra di riporto per azzerare gli avvallamenti e le pendenze della zona centrale. Queste Terme Antoniniane o di Caracalla (in realtà completate da Elagabalo, 222 d.C., e rifinite da Alessandro Severo, 222-235 d.C.) riassumono i precedenti sviluppi tipologici e aggiungono una vasta area verde attrezzata. Dal punto di vista architettonico in queste terme (che per secoli sono state usate come cave di materiali edilizi) è molto importante la grande cupola emisferica su pianta-ottagonale, che copre soltanto una parte del grandissimo corpo centrale (m 220 per 114), contenuto da un recinto (m 337 per 330) con portici, esedre, ambienti vari e botteghe.

Nel 242 d.C. sul versante opposto dell'Aventino sorgono le terme di Decio, più piccole e destinate ad un pubblico più scelto.

Proposte didattiche

Approfondimenti

L'autore

Arch. Maria Letizia Mancuso

Laureata nel 1974, abilitatasi alla professione e all'insegnamento, si é sempre interessata dei temi connessi alla didattica e alla salvaguardia dell'Architettura contemporanea.

Consigliere dell' Ordine Architetti di Roma e Provincia, delegata ai problemi inerenti ai docenti - architetti, nonché all'integrazione fra il mondo professionale ed il mondo della scuola, fondatore e Presidente del Centro Studi, membro della Commissione "Scuola" del CNAPPC, membro del Comitato Paritetico MIUR - CNAPPC.