Conoscenza e analisi del paesaggio

A cura del Prof. Arch. Annalisa Calcagno Maniglio

"Leggere" il paesaggio, per conoscerlo, comprenderne i caratteri, le qualità e le peculiarità, è un'operazione che ciascuno di noi compie, in modo più o meno consapevole e con sistemi di "lettura" diversi in funzione dei propri interessi, conoscenze e cultura.

La "lettura" estetico-percettiva consente di analizzare e valutare le qualità visive dei paesaggi così come essi, in occasione di viaggi o di spostamenti quotidiani abituali, si presentano nelle loro immagini ed espressioni figurative agli occhi dell'osservatore; questo tipo di lettura, certamente la più diffusa e spontanea, porta a confrontare le immagini di quel determinato paesaggio con quelle di altri luoghi conosciuti e di verificare, in quegli stessi siti, anche inconsapevolmente memorizzati dall'osservatore, i cambiamenti che si sono succeduti nel tempo.

Ben differente è la lettura del paesaggio - naturale e/o costruito - compiuta in modo analitico ed approfondito dagli specialisti della materia che, in relazione alle rispettive competenze, se ne occupano ciascuno dal proprio angolo visuale.

Gli studi ambientali, in particolare le discipline che afferiscono alle scienze della terra e alle scienze biologiche, consentono di ottenere una conoscenza profonda e globale sia dei fattori ambientali abiotici, cioè dei caratteri terrestri e del supporto naturale che determina le condizioni favorevoli allo sviluppo della vita, sia dei fattori ambientali biotici, cioè del complesso sistema di relazioni che una comunità vivente instaura con lo spazio in cui nasce e si sviluppa e, quindi, dei meccanismi che governano la vita del nostro pianeta.

Gli studi sulla morfologia del paesaggio analizzano l'acclività, l'esposizione dei versanti, il reticolo idrografico, la copertura vegetale (ecc.) e dispongono anche di un apposito codice di lettura per analizzare, ad esempio, il substrato litologico, la giacitura degli strati, le trasformazioni operate dal clima e dagli eventi metereologici.

Gli storici, gli urbanisti, i geografi, i sociologi approfondiscono, in vario modo, la conoscenza del paesaggio antropico e delle vicende della sua evoluzione:

  • i numerosi e complessi fenomeni e problemi, naturali e culturali, connessi all'organizzazione del territorio; la gestione delle risorse naturali e dei beni culturali;
  • la nascita e lo sviluppo degli insediamenti, dei nuclei abitati, degli edifici sparsi, delle vie di comunicazione, delle coltivazioni (ecc.);
  • l'organizzazione sociale ed i saperi tecnici delle varie comunità e gruppi locali; i modi di utilizzazione delle risorse disponibili nei vari luoghi.
ANALISI CONOSCITIVE dell'AMBITO PAESISTICO
SCALA DI RIFERIMENTO per paesaggi montano-collinari: scala 1:10000; per paesaggi planiziari: scala 1:5000/2000
OGGETTO TIPO DI ANALISI
INDIVIDUAZIONE
porzioni di paesaggio individuate
dall'inquadramento paesistico-territoriale
  • individuazione caratteri morfologici e fisiografici e caratteri strutturali e funzioni peculiari
SISTEMA NATURALE
  • analisi geologica, geomorfologica
    (altimetria, acclività, esposizione dei versanti), idrologica
  • analisi climatologica
  • analisi podologica
  • analisi fitosociologica
  • analisi della fauna
SISTEMA ANTROPICO
  • analisi degli insediamenti e delle infrastrutture urbane
    (residenziali, industriali, commerciali, etc)
  • analisi degli insediamenti connessi all'agricoltura
  • analisi della rete della viabilità e dei percorsi
  • analisi degli insiemi correlati di elementi architettonici, urbanistici, agrari

Un ulteriore importante campo di analisi è l'ecologia del paesaggio: un settore di studi, di carattere biologico e fortemente transdisciplinare, che analizza il modo in cui i sistemi ecologici, antropici e non antropici si distribuiscono sul territorio e ne esprimono la struttura e la dinamica e studia come integrare le informazioni provenienti da vari settori di indagine per renderle utilizzabili per la pianificazione, progettazione e gestione dei paesaggi.
Alla stregua delle osservazioni che precedono, si può affermare che i paesaggi del nostro pianeta Terra - per la grande complessità e diversità di fenomeni e processi che li struttura e per la vasta gamma di assetti e configurazioni che li caratterizza - devono essere analizzati secondo precisi criteri ordinatori desunti dalla realtà stessa.

ANALISI CONOSCITIVE dell'AMBITO PAESISTICO
SCALA DI RIFERIMENTO per paesaggi montano-collinari: scala 1:10000; per paesaggi planiziari: scala 1:5000/2000
INTERRELAZIONI TRA SISTEMA NATURALE
E SISTEMA ANTROPICO
  • studi relazionali tra sistema naturale e sistema antropico
  • individuazione delle tipologie di relazione e delle intensità delle relazioni
  • studi di ecologia del paesaggio
PROCESSI DI TRASFORMAZIONE
  • analisi dell'evoluzione storica del paesaggio
  • individuazione delle soglie storiche significative di riferimento
  • individuazione delle trasformazioni naturali in atto
    (geomorfologiche, vegetazionali, floristiche)
  • individuazione delle trasformazioni antropiche in atto
    (socioeconomiche, urbanistiche, agricole) compresi i
    progetti e i piani presentati alle amministrazioni
SINTESI DELLE ANALISI CONOSCITIVE
e PROCEDIMENTI DI VALUTAZIONE
  • individuazione dei caratteri peculiari e valutazione sintetica
    dei valori delle porzioni di paesaggio esaminate


 

Per intervenire correttamente nella loro pianificazione, gestione e anche tutela; i paesaggi devono essere conosciuti, compresi e valutati nelle loro caratteristiche strutturali e funzionali, negli eventi naturali e nelle azioni umane che con essi interagiscono e nelle motivazioni materiali e culturali di queste ultime.

I paesaggi, in quanto sintesi di fenomeni e strutture tra loro interrelate, insieme di elementi diversi e di sistemi di varia natura e qualità - naturali, seminaturali, artificiali, cioè fatti dall'uomo - si presentano al nostro sguardo come una continuità di segni, di forme, di assetti che non possono essere interpretati con la sola osservazione da lontano.

Per comprenderli nella loro complessità e specificità, nei loro meccanismi formativi ed evolutivi, essi necessitano di uno studio analitico a approfondito e del concorso di discipline diverse:

  • la geologia, per individuare le infinite, differenti configurazioni e conformazioni abiotiche causate da lenti e incessanti mutamenti naturali;
  • le scienze biologiche, per comprendere i modi e gli assetti dell'incessante manifestarsi, aggregarsi e mutare, sul supporto inerte dei suoli, dei sistemi vegetali e animali e per apprendere a conoscere come si sono formati i paesaggi originari costituiti dall'aggregazione di elementi e strutture e dalle molteplici relazioni, di varia natura, che li legano al supporto geopedologico, alle configurazioni e condizioni chimico-fisiche, idriche, altimetriche, climatiche, espositive;
  • la storia, per osservare come l'uomo, dalla sua comparsa sulla terra, ha dato origine a nuovi paesaggi antropizzati attraverso il sovrapporsi sul suolo e l'integrarsi nelle configurazioni naturali, di molteplici attività e interventi umani: di sistemi insediativi e produttivi, di nuovi assetti, che hanno modificato quelli naturali, nella continua ricerca di un rapporto favorevole con il modellato terrestre, con la vegetazione e la fauna, con la disponibilità della risorsa idrica. Ancora la storia per scoprire il succedersi delle varie civiltà, il variare delle esigenze e delle capacità dell'uomo - del singolo e della collettività - ad intervenire sul territorio, ad utilizzare le risorse naturali dando origine a paesaggi nuovi e diversi, in ogni angolo del pianeta.
Esempi di paesaggi di pregio: Promontorio del Monastero della Cervara (Liguria)
Esempi di paesaggi di pregio: Borgo di Protofino (Liguria)

Nelle prime azioni di colonizzazione del territorio si può individuare un adeguamento ai caratteri dell'ambiente naturale, un'attenzione spontanea alla conservazione degli equilibri ambientali esistenti: i primi insediamenti, la coltivazione dei suoli, il tracciato dei sentieri, la regimazione delle acque, i disboscamenti, hanno introdotto gradatamente nel paesaggio nuove forme, mantenendo inalterati gli assetti ambientali e le originarie connessioni ecologiche.

Successive azioni antropiche hanno iniziato, via via, a modificare, alterandoli, gli equilibri naturali: estesi disboscamenti delle pendici montuose e delle valli, canalizzazione delle acque, modellamento dei suoli, con l'introduzione di specie vegetali e animali estranee al luogo; inserimento nel paesaggio naturale di nuovi elementi e strutture artificiali: insediamenti, strade, muri, terrazzamenti, argini per facilitare le attività colturali, la mobilità, l'utilizzazione delle acque.
Il progredire delle tecniche ha aumentato l'artificialità e l'artificiosità degli interventi, mentre la crescita della popolazione e le nuove e più complesse esigenze di vita hanno intensificato nel numero e peggiorato nella qualità gli interventi umani, fino ad alterare o distruggere, irrimediabilmente, fondamentali equilibri ambientali e importanti, esauribili, risorse naturali.

Queste brevi e sintetiche considerazioni sul mutare del rapporto uomo-natura, nel corso dei secoli, e sul graduale sovvertimento di consolidati atteggiamenti e di radicate consapevolezze dei limiti dell'agire umano sul patrimonio naturale, sono indispensabili per introdurre alcune argomentazioni riguardanti l'odierna presa di coscienza di un necessario ed urgente mutamento di rotta nei comportamenti umani; possono aiutarci a comprendere quanto sia necessario ed urgente ricollocare l'uomo e le sue attività trasformatrici all'interno e non in opposizione alla logica naturale complessiva, quanto sia imprescindibile valutare preventivamente la compatibilità delle numerose azioni modificatrici che l'uomo attua, giorno dopo giorno, sul territorio, per mantenere e salvaguardare il patrimonio naturale, gli equilibri ecologici e gli spazi vitali per l'uomo.

Ma a fronte di un nuovo e diffuso interesse per i problemi dell'ambiente e del paesaggio, avviatosi nei primi anni '70 con l'affacciarsi dei problemi definiti "ambientali" e di un fervore di iniziative promosse da associazioni, da gruppi di cittadini e dalla comunità scientifica, nella direzione di un miglioramento delle situazioni ambientali e di un riequilibrio dei problemi ecologici dell'intero territorio, (sia sul piano pratico sia su quello teorico e scientifico), si incontrano, ancora oggi, numerose resistenze e continue difficoltà sulla via di una effettiva inversione di tendenza nell'uso del territorio: resistenze che rendono difficilmente raggiungibili obiettivi di cui tutti riconoscono l'importanza.

Sono modeste e sporadiche le attenzioni al problema globale della questione ambientale ed è occasionale la considerazione dell'esauribilità delle risorse ambientali.
Alla disattenzione amministrativa si aggiunge inoltre una scarsa competenza professionale nei confronti di questi problemi.

Esempi di paesaggi di pregio: Borgo di Nicola (Liguria)
Esempi di paesaggi di pregio: Borgo di Triora (Liguria)

Le qualità del paesaggio e dell'ambiente stentano ad essere assunte quale obiettivo centrale e parametro di riferimento per i vari interventi progettuali e pianificatori; il territorio continua ad essere ancora troppo spesso considerato una realtà geometrica, una superficie inanimata al servizio dei processi economici e delle varie attività ad essi connesse - residenziali, infrastrutturali, industriali, commerciali -, mentre sono costantemente ignorati i dinamismi naturali presenti sul territorio e i processi biofisici interagenti, che rispondono a leggi naturali e denotano le condizioni e vincoli del territorio all'uso umano.

Ancora oggi non è infrequente, negli stessi convegni scientifici che trattino di problemi paesistici, osservare come manchi un linguaggio comune e che in una sorta di torre di Babele, gli urbanisti, i pianificatori, gli architetti, i paesaggisti continuino imperterriti nelle rispettive posizioni, quasi che quelle degli altri specialisti fossero estranee o ininfluenti alla conoscenza del paesaggio.
E' invece ormai ampiamente dimostrato che operando secondo obiettivi ben definiti, cioè coniugando in modo opportuno le azioni in atto su territori, ricchi di natura e cultura, con la salvaguardia dei valori e delle qualità paesistiche e ambientali si possono proteggere in modo soddisfacente sia gli equilibri naturali sia gli assetti paesaggistici.

Per sviluppare il nostro tema odierno sulla "Conoscenza del paesaggio" può essere utile e opportuno verificare alcune delle considerazioni precedentemente svolte, partendo da quanto ci è dato conoscere, comprendere , cioè "leggere" nelle numerose pagine del nostro pianeta, in questo grande e straordinario libro alla portata del nostro sguardo e delle nostre conoscenze.

Per conoscere il paesaggio nell'insieme e nelle sue varie parti, è necessaria una osservazione attenta, e se necessario ripetuta, con il coinvolgimento, come già osservato più sopra, di diverse discipline tra loro collegate; una lettura di quanto è impresso nel nostro paesaggio, riguardo agli elementi e ai processi (naturali e antropici), ai legami strutturali e funzionali, alla trama impressa dalle civiltà umane che si sono susseguite nel tempo e nei vari luoghi.

L'analisi paesistica svelerà, via via, come è avvenuta la conquista di porzioni sempre maggiori di territorio da parte della collettività umana, aiuterà a comprendere i legami che sono esistiti tra gli elementi, la struttura fisica e gli eventi economici e sociali intervenuti su di essa e la ragione delle forme impresse sul suolo.

La lettura paesistica, se condotta in modo completo ed integrato tra le varie discipline che studiano il paesaggio, aiuterà a comprendere la storia della incessante lotta condotta, attraverso i secoli dagli uomini, per asservire risorse naturali alle loro necessità; per ricercare mezzi idonei a contrastare l'ostilità di elementi e fenomeni naturali, di imprevedibili eventi di natura; per adattare i territori, attraverso le nuove tecniche, alle necessità antropiche sempre nuove e diverse: per disciplinare corsi d'acqua, dissodare terreni, coltivarli e irrigarli, per tracciare infrastrutture sempre più invasive e consolidare pendii alterati, costruire abitazioni e così via.

I segni visibili di questo lento, faticoso e incessante processo, impressi nei territori del pianeta, testimoniano delle numerose azioni che hanno trasformato la natura "primitiva" in paesaggi addomesticati, organizzati per le necessità delle popolazioni che li hanno abitati e li abitano, conferendo agli stessi, precise conformazioni ed assetti, particolari e diverse identità paesistiche.

Si tratta di segni, strutture, configurazioni "artificiali" , che si sono sovrapposti, in vario modo, a quelli "naturali", che se correttamente analizzati e interpretati aiutano a stabilire l'origine storica delle forme assunte nel tempo dal paesaggio e permettono di cogliere il ricco e complesso tessuto di relazioni e dinamismi naturali e culturali presenti sul territorio, ma aiuta anche a comprendere come il territorio ha accolto, o meno, determinate attività ed interventi.

I popoli primitivi possedevano una conoscenza empirica della natura, diretta conseguenza dei successi e degli insuccessi del loro agire per le necessità fondamentali della sopravvivenza: era una percezione spontanea - fondata sull'esperienza - delle caratteristiche del territorio, favorevoli o contrarie alla sopravvivenza e all'insediamento; ma avevano anche rispetto e timore per alcuni fenomeni naturali imprevedibili e quindi incontrollabili: a questi fenomeni erano attribuiti poteri divini e alcuni luoghi erano considerati sacri.

L'esperienza acquisita aveva consentito all'uomo agricoltore e cacciatore di mantenere a lungo l'equilibrio nel sistema ambientale in cui viveva e da cui traeva i suoi mezzi di sussistenza e di instaurare con esso un rapporto di comprensione e di armonia.
Fino al XVIII secolo i paesaggi sono mutati lentamente: le strade hanno riproposto a lungo gli stessi tracciati, aderenti alla morfologia del territorio; il reticolo dei campi, le recinzioni fatte di siepi, muri in pietra o filari arborei, le tecniche agrarie, i sistemi di irrigazione, hanno continuato a caratterizzare, nel tempo, i paesaggi regionali, ad evidenziare la capacità di contadini e proprietari terrieri nell'elaborazione di strutture agricole congruenti ai luoghi e alle loro potenzialità ambientali; le torri, i castelli, i conventi, i nuclei abitati collocati in luoghi emergenti e panoramici o lungo percorsi di crinale hanno espresso (e sovente ancora esprimono) l'originario rapporto di integrazione tra natura e umanizzazione dei luoghi, le ragioni storiche, economiche, sociali e culturali che hanno sovrinteso alla formazione dei paesaggi.

Sono i paesaggi che mostrano ancora oggi, ad una lettura attenta, come la collettività avesse saputo trarre, nel lontano passato, dalla osservazione dei luoghi e dalla comprensione delle vocazioni territoriali - prima intuitiva, poi acquisita attraverso l'esperienza e in seguito indagata scientificamente - le principali indicazioni sul "come agire" per trasformare l'ambiente naturale e adattarlo alle molteplici necessità dell'uomo, sfruttandone le potenzialità e rispettandone i vincoli.
Dall'Ottocento in avanti, con il progredire della scienza e della tecnica sono state modificate regole consolidate di occupazione e utilizzazione del suolo; è stata disattesa la consuetudine a modificare il paesaggio amministrandone oculatamente le risorse. La frattura tra l'uomo e l'ambiente naturale si è fatta, via via, più grave e profonda.

La situazione che ha caratterizzato in particolare la seconda metà dell'800 e il '900, è legata alla crescita tecnologica ed alla abilità dell'uomo di superare ogni limite fisico nell'utilizzazione delle risorse, nel costruire sull'emergenza, nel deviare un percorso di un fiume o nel tombinarlo, nel costruire sugli argini, nello spianare porzioni di montagne e di pendii collinari, nel tagliare strade e aprire cave in situazioni impervie, nel fare tutta un'ampia serie di operazioni di alterazione del nostro paesaggio.

Nel '900, gli interventi umani, divenuti sempre più estesi e distruttivi, al fine di perseguire risultati di maggiore artificialità, hanno completamente trascurato la considerazione dei fondamentali equilibri dell'ambiente originario, facendo perdere. definitivamente l'originaria integrazione con i luoghi.

Anche i paesaggi "storicamente" antropizzati e caratterizzati da una particolare identità (nuclei storici, paesaggi agrari, valli fluviali, cimose costiere) sono stati sottoposti a trasformazioni sempre più rilevanti che hanno modificato gli equilibri esistenti alterando le identità culturali e i valori naturali dei vari luoghi; mutamenti che hanno manomesso e alterato segni della storia locale e annullato ricordi della memoria collettiva; che hanno danneggiato, in modo irreversibile, qualità del paesaggio, cancellando configurazioni geologiche, vegetazionali, storico-culturali altamente rappresentative, disperdendo i legami che connettevano tra loro società umana e natura attraverso consolidati modi d'uso delle risorse naturali; impoverendo la diversità degli ecosistemi e modificando il funzionamento climatico e idrogeologico dei luoghi; riducendo il valore economico di paesaggi eccezionali con uno sviluppo diffuso e casuale dell'urbanizzazione, specie nelle stazioni turistiche marine e montane.
Di tali avvenimenti distruttivi, siamo stati tutti testimoni troppo spesso silenziosi e inerti, se non addirittura complici e corresponsabili.

Eppure, i paesaggi che apprezziamo di più oggi, nei nostri viaggi e nei nostri spostamenti abituali, sono quelli che offrono aspetti di naturalezza, ambienti naturali d'eccezione, o mostrano una ricca e chiara presenza di segni storici, di significative tracce di culture e civiltà passate, di nessi leggibili tra struttura ed uso del suolo; sono quelli che denotano, con particolare chiarezza, il modo equilibrato in cui l'intervento umano si è rapportato a fenomeni ed elementi naturali; sono le pianure coltivate e i versanti consolidati con particolari tecniche agricole; sono i pendii terrazzati per lo sfruttamento agricolo e i borghi arroccati sulle alture, dove la modellazione del suolo e l'organizzazione delle forme antropiche hanno introdotto nel paesaggio nuovi equilibri sia sotto il profilo ecologico sia estetico; sono i parchi e i giardini storici, nei quali l'uomo ha riproposto, in spazi circoscritti, "immagini di natura" per finalità prevalentemente estetiche o edonistiche, secondo le aspirazioni e i modelli culturali del tempo; sono quegli assetti in cui è evidente la capacità dell'uomo ad inserirsi nei cicli della natura sulla base della comprensione dei suoi processi.

Esempi di paesaggi degradati: Val Varenna, località case Brenè (Liguria)
Esempi di paesaggi degradati: Borgo di Riomaggiore (Cinque Terre, Liguria)

Appare sempre più chiaro che il territorio non è un supporto inerte, indifferente alle scelte antropiche e ad ogni possibile manomissione.

Esso esige di essere tenuto in attenta e costante considerazione e in ogni azione umana su di esso, deve sempre ricercarsi l'equilibrio tra nuove attività e interventi e conservazione delle risorse. Ma per raggiungere tali obiettivi occorre conoscere il paesaggio in tutti i suoi elementi e processi, apprendere a valutare la compatibilità e sostenibilità di tutte le azioni umane sul territorio: è necessario accedere, a quelle considerazioni, a quei programmi e a quelle procedure che attengono all'analisi e alla "pianificazione paesistica".

E' mancata, purtroppo, fino ad oggi, nella formazione scolastica, e per alcuni aspetti anche in quella universitaria, la necessaria attenzione ai problemi del paesaggio e dell'ambiente; è mancata, nello studio della storia e delle scienze naturali, l'attenzione a conoscere ciò che la natura e la storia ci hanno consegnato sia in termini di individuazione dell'identità del territorio, sia in termini di riconoscimento dei valori del paesaggio e di qualità dell'ambiente naturale; è mancata la consuetudine ad impadronirci della necessaria conoscenza delle opere e dei processi di trasformazione del territorio e, di conseguenza, a riconoscere e a comprendere le ragioni e i presupposti di lontani comportamenti. Sono stati totalmente trascurati quei particolari settori di analisi che consentono di individuare e comprendere i processi evolutivi del territorio e di ipotizzare gli esiti di futuri interventi.

In questi ultimi anni si registra da più parti, come già osservato più sopra, una rinascita di interesse per i problemi dell'ambiente e del paesaggio, che fa sperare in una positiva svolta nei processi di trasformazione del territorio e in una nuova attenzione verso la compatibilità delle azioni umane nei confronti delle risorse ambientali che si traduca non più o solo in sterili denunce dei danni perpetrati al paesaggio o in nostalgici rimpianti dei comportamenti e delle realizzazioni paesistiche del passato, ma in concrete posizioni costruttive.

Esempi di paesaggi degradati: Val Varenna, località Tre Ponti (Liguria)

E' certamente merito dell'attività del Consiglio d'Europa e, in particolare, della recente Convenzione Europea del Paesaggio, firmata a Firenze dai Paesi della CEE (e preceduta da una ben articolato e approfondito progetto preliminare, arrivato a conclusione dopo una lunga elaborazione compiuta dalle autorità locali) se si è sviluppata una nuova e articolata riflessione sulla questione paesistica: riflessione che ha portato a riconoscere nel paesaggio un'entità fisica, risultato dell'interazione tra cultura, azione dell'uomo ed evoluzione della realtà naturale, sottoposta ad eventi spontanei e ad azioni umane, permeata da culture e da tracce della stratificazione storica e dalle premesse delle future mutazioni; è un importante documento che ha riconosciuto al paesaggio - insieme ai numerosi valori culturali, economici, ecologici - un importante ruolo di promozione dell'identità europea e il principale legame tra l'uomo e il suo ambiente vitale.

Questo importante documento analizza il carattere polisemico di paesaggio, le diverse definizioni e i differenti ruoli che il paesaggio assume in vari contesti culturali e nei diversi Paesi; individua azioni, misure e obiettivi da perseguire per migliorare in tutta l'Europa la qualità dei paesaggi; mette in chiara evidenza come la tutela, la pianificazione sostenibile e la corretta gestione dei paesaggi europei possano contribuire al consolidamento dell'identità culturale europea e chiede perciò, in modo specifico, ai vari Paesi europei di indirizzare le normative, le attività di pianificazione e gestione al rispetto dell'identità dei nostri paesaggi naturali e culturali.

Chiede di non prestare attenzione solo ai siti di particolare valore o bellezza, ma di assicurare una cura e una gestione idonea a tutti i paesaggi, anche a quelli degradati che necessitano di essere recuperati. L'intero paesaggio, infatti, costituisce i dintorni quotidiani della popolazione europea, e tutti i paesaggi, nel loro insieme e nella loro continuità, contribuiscono alla qualità della vita della popolazione.

L'importante documento mette un accento particolare sulla necessità di avvicinare tutta la popolazione, già in età scolare, alla conoscenza del paesaggio, al riconoscimento di quella identità storico-culturale, che è stata impressa sul territorio dalle popolazioni e dalle società, al riconoscimento dei suoi caratteri, valori (culturale, scientifico, economico, ecologico) e delle sue problematiche e passa in rassegna possibili metodi da utilizzare per una migliore conoscenza dei paesaggi, e della loro evoluzione e per le più opportune strategie di intervento e di gestione.

Fondamenti culturali

L'autore

Prof. Arch. Annalisa Calcagno Maniglio

Preside della Facoltà di Architettura, Università di Genova. Direttore della Scuola di Specializzazione in Architettura del Paesaggio. Autrice di numerose pubblicazioni sul paesaggio.

Le fonti

  • Piccola bibliografia di riferimento:
    • Emilio Sereni, Paesaggio agrario
    • Progetazione ambientale
    • Il paesaggio italiano
    • Grandi itinerari automobilistici
  • Le immagini sono tratte da:
    • Gentile concessione dell'autore