Roma: Permanenza e fragilità del sistema storico ambientale
All' Università di Roma, Facoltà di Architettura, Dipartimento di Pianificazione Territoriale, stiamo conducendo da molto tempo una ricerca con un gruppo di docenti, laureandi, dottorandi e ricercatori sul tema del sistema storico ambientale, in particolare sull'ordine sia ecologico che urbanistico della città e del territorio.
Parliamo di sistema in quanto ci riferiamo a una correlazione tra i diversi elementi che compongono la situazione ambientale e la situazione storica, elementi che vanno visti nella loro reciproca influenza, nella loro dinamicità, nella loro possibilità di ordine attraverso una situazione di equilibrio.
La nostra ricerca in particolare ha riguardato Roma e il suo territorio. Ci siamo soffermati sull' enorme ricchezza del territorio, e sulla sua estrema fragilità essendo, per motivi sia di carattere naturale che antropico, soggetto a fortissime possibilità di degrado. L'altra caratteristiche saliente del territorio romano é la ricchezza di memorie storiche, che fortunatamente si stanno riscoprendo in modo diffuso cercando di salvare, oltre le emergenze, anche i tessuti storici.
Di fronte alla necessità di coltivare e curare il territorio, la priorità é quella di conoscerlo approfonditamente, di individuarne problemi e valori, di progettarlo e pianificarlo in un modo adeguato.
Due elementi da sempre fondamentali per Roma sono il Tevere ed i così detti "Castelli" - i colli che circondano Roma - entrambi rappresentati in molte delle immagini storiche di Roma: ricchezza antropica e naturale. Una carta geologica mostra non solo la varietà di forme tra i Castelli Romani, il Tevere, il Lago di Bracciano, il Lago di Vico ecc., ma anche la varietà di tipi di rocce che costituiscono questo territorio (colorazioni diverse). Il paesaggio nasce da questo tipo di elementi; la caratteristica principale é la correlazione che é sempre esistita tra fattori naturali fisici o naturalistici, e fattori antropici.
Iniziamo ad analizzare il secondo elemento. Se guardiamo in modo più dettagliato i Colli Albani, i laghi di Albano e Nemi, la valle di Ariccia notiamo delle lingue rosse tra le quali la maggiore é la colata lavica di Capo di Bove, estremamente significativa per Roma perché sulla sua sommità é impiantata l'asse della via Appia, con un rapporto inscindibile tra geologia e intervento antropico; nasce in questo modo per ragioni sia di utilità che di visibilità, in quanto si trova su posizione sopraelevata, mai stata invasa dalle acque per lo meno fino a tutto il Medioevo, con un terreno stabile e con facilità di reperimento di lava come materiale per la pavimentazione - i famosi basolati che costituiscono l' Appia.
Esiste quasi sempre una relazione tra la struttura morfologica, le forme del territorio e gli interventi umani.
Questo tipo di relazione tra la forma e il territorio, quello che noi chiamiamo il sistema storico-ambientale, é rintracciabile anche a scala più ravvicinata.
Basta analizzare la correlazione tra la morfologia lungo l'Appia con il Circo di Massenzio, la Tomba di Romolo o con il complesso della Villa dei Quintili che proprio recentemente é stato ulteriormente restaurato e aperto al pubblico. La Villa dei Quintili ha una posizione molto particolare perché da un lato affaccia sulla Via Appia e dall'altro sul fiume Almone: un grande giardino collegava il primo ingresso con la villa, un gruppo di edifici retrostanti e l'affaccio sul fiume.
Un acquedotto portava acqua alla villa per alimentare tutto il sistema delle terme, delle vasche, ecc.
Voglio farvi notare l'importanza di questa attenzione al rapporto tra monumenti e struttura fisica del territorio, cosa che oggi non troviamo sempre nelle immagini degli archeologi.
Le correlazioni possono essere analizzate a grande scala, mettendo in rapporto, per esempio, il sistema dei Colli Albani comprese le sue caratteristiche di vegetazione, con la città di Roma, analizzando tutte le trasformazioni nel tempo del territorio considerato, gli aspetti sia storici che di tipo colturale e culturale; se guardiamo una vecchia fotografia Alinari notiamo i Colli Albani laggiù in fondo: era il deserto che si estendeva da Roma fino ai Castelli Romani. Questo ci induce anche ad un'altra considerazione; quando si parla di paesaggio originario, di ricostruzione del paesaggio, ecc. a quale paesaggio ci riferiamo? il paesaggio della memoria, oppure a quello della consuetudine, oppure semplicemente ad un nostro desiderio di una natura più educata, più coltivata. I paesaggi sono stati tanti, ognuno con un proprio fascino - per esempio tutti i viaggiatori del settecento parlavano dell' enorme impressione dei grandi monumenti in mezzo alla campagna deserta, ma certamente non era un paesaggio molto amico. ecc.
Sempre parlando dei Castelli Romani e sempre analizzando il sistema storico-ambientale, vediamo come lo stesso si presenta ad un' altra scala; nelle immagini dei Castelli Romani di Matteo Greuter, un disegnatore e descrittore tedesco del XVI secolo, le ville di Frascati sono individuate non come singolo monumento, ma nel loro contesto di giardini, di paesaggio agrario, di strade, ecc. La doppia immagine di Villa Aldobrandini, mostra come ci sia un affaccio verso il bosco, cioè verso la parte più naturale ed aperta, con un prospetto a carattere di villa extraurbana, mentre l' altro fronte, quello che affaccia verso Roma, ha un carattere di palazzo urbano.
Naturalmente oggi le situazioni sono cambiate, perché in mezzo alle ville sono state edificate una quantità di costruzioni e di strade che ha modificato anche la campagna residua.
Adesso affrontiamo lo stesso tipo di discorso, riferito alla città di Roma. La pianta mette in evidenza gli aspetti morfologici della città e si vede quanto siano importanti le caratteristiche del suolo e la forma del territorio per spiegare la presenza e la forma di alcuni edifici: il Colosseo si trova alla confluenza di due valli, in una situazione favorevole da un punto di vista strategico e proprietario - questi terreni appartenevano agli imperatori romani - mentre sicuramente la caratteristica di un suolo molto paludoso non era propizia alla costruzione di un edificio molto pesante, così che per costruire il Colosseo si é dovuta fare un'enorme fondazione, una specie di zatterone che in qualche modo fa galleggiare l'anfiteatro sul suolo.
Andando a leggere la forma e l'organizzazione della città in relazione alla sua topografia, si riescono a capire molte cose.
Se andiamo a guardare la famosa carta del 1748 di Giambattista Lolli, prima pianta di Roma zenitale e prima pianta di Roma in cui le parti non costruite, cioè le parti agricole, le vigne, i giardini delle ville, sono disegnati con la stessa cura e precisione con cui sono state disegnate le parti costruite, e in particolare analizziamo il dettaglio che riguarda la zona di Santa Maria Maggiore, si vede la famosa villa Montalto che apparteneva al futuro Papa Sisto V - Felice Peretti.
Interessante nel suo impianto e nella sua correlazione con la morfologia e con gli elementi storici, la villa si trova in una specie di nicchia, con un asse che termina in una specie di belvedere inserito su una lunga passeggiata che a sua volta é stato rilevato seguire le vecchie Mura Settimiane, non le visibili Mura Aureliane, ma le prime mura di Roma. E poi si può vedere l'organizzazione del territorio circostante, la sistemazione agricola che diventa parte di una specie di grande parco ottenendo una riappropriazione degli spazi liberi del territorio.
Felice Peretti, Papa Sisto V si é dedicato con attenzione al restauro degli acquedotti, come tutti i grandi Papi che molto spesso costruivano il nuovo sull' acquedotto romano restaurato.
Il Tevere, per affrontare il secondo elemento condizionante, ha avuto sempre delle grandi intemperanze, ha provocato continuamente inondazioni alla città; nel trascorrere dei secoli sono stati chiamati ingegneri ed esperti anche stranieri, come olandesi e tedeschi per studiarlo - il celebre architetto e disegnatore Van Vittel, per esempio, chiamato a Roma proprio per rilevare il Tevere ha fatto bellissimi disegni del fiume, ma poi ha preferito dedicarsi in prevalenza all'architettura con successi e soddisfazioni molto maggiori.
Finché il Tevere é stato così come lo vediamo illustrato da celebri acquerelli passava liberamente per la città, e la città si affacciava sul fiume, era aperta sul fiume, era una città che guardava e usava i fiumi.
Dal momento in cui sono stati costruiti i muraglioni per motivi di difesa idraulica, é praticamente diventata una città separata dal fiume.
La costruzione degli argini é iniziata nel 1870 subito dopo la grande alluvione del dicembre verificatasi proprio mentre il primo Re d'Italia, Vittorio Emanuele II, arrivava a Roma, in una città completamente allagata; immediatamente, come primo atto del Parlamento Italiano, é stata decisa la costruzione dei muraglioni.
Questa costruzione ha salvato Roma indubbiamente dalle alluvioni, ma ha cambiato completamente il rapporto della città col fiume.
Ma il legame delle acque con Roma non si limita solamente al Tevere, sono altrettanto importanti altri corso di acqua: l' Aniene, l'Almone, all'interno del Parco dell'Appia Antica il Fosso di Tor Carbone, un piccolissimo fosso estremamente importante sia per il clima che determina, per la vegetazione di tipo particolare e per il fatto di costituire sistema insieme al reticolo degli altri corsi di acqua, il Fosso dell'Acqua Traversa, che si trova tra il quartiere della via Cassia e la via Trionfale in quello che é diventato adesso il Parco dell' ínsugherata, ecc.
Partendo dall' importanza delle acque, dal valore del territorio, dall'attenzione alla sistema naturalistico di Roma si vede che Roma é circondata da rilievi dai quali riceve grande quantità di acque, e che queste acque sono e sono state fondamentali per la città così come é prioritario studiare il reticolo idrografico, anche sulle piante antiche, riferendosi ad un territorio non amministrativo, ma scelto come bacino del Tevere al centro del quale si è sviluppata la città di Roma.
Ma i temi da affrontare sono molteplici; ne elenchiamo alcuni:
- le grandi correnti di ventilazione che sono importantissime per il clima ed in rapporto alle emissione di calore;
- la vegetazione spontanea, la rilevante biodiversità, che caratterizza l' area romana: ci sono almeno 3000 specie diverse
- il rapporto tra vegetazione e geologia visto non solo come argomento generale, ma anche nei suoi aspetti particolari e nei suoi aspetti di correlazione con il mondo, della vegetazione.
- la lettura tridimensionale mettendo in evidenza dei siti particolarmente interessanti che abbiamo chiamato affacci e che, costeggiando il Tevere, costituiscono delle specie di belvedere- Monte Mario, il Gianicolo, Villa Balestra e l'Aventino - delle terrazze affacciate sul fiume, ognuna delle quali ha delle caratteristiche molto particolari, e qui le vediamo indicate con quelle frecce.
- la struttura storica del territorio, leggendola sempre per sistemi: per esempio quello dei Colli Albani con le ville e con i centri storici, la zona delle bonifiche, le zone lungo il fiume, il sistema particolare delle torri di controllo, quello che costituisce l' anello dei forti.
Ognuno di questi sistemi complessi può essere studiato come paesaggio, in rapporto agli eventi storici ed ai temi ambientali e tale studio ci palesa come ogni epoca abbia avuto un suo modo di insediarsi, un suo rapporto con il territorio, un suo rapporto con le acque ecc. ecc.: quindi lo studio del paesaggio diventa un' interpretazione delle correlazione particolari che hanno caratterizzato le diverse epoche.
Tutto questo precede un progetto: cercare di capire il territorio, di leggerlo nei suoi caratteri strutturali. Si evidenzia il sistema degli spazi liberi ciascuno dei quali ha un suo carattere dovuto alla sua forma, alla sua geologia e all'uso che se ne fa o se ne potrebbe fare, le differenze che caratterizzano gli spazi liberi dalle zone boscate, dalle zone di costa e di bonifica costiera, le caratteristiche dei pianori, l'importanza dell'anello e delle ville storiche che costituiscono una specie di cerchio intorno al Centro Storico, al grande Parco del Tevere e dell'Aniene.
Vengono interpretati come parchi e aree protette.
Esempi negativi di interventi, che non hanno tenuto assolutamente conto né della forma, né delle visuali, sono molteplici; possiamo ricordare gli interventi edificatori di una zona compresa tra Castel Porgiamo e la Via Lauretani, la zona Decima/Malafede, molto interessante per le acque, per la vegetazione e per l'enorme ricchezza di casali storici in cui però gli insediamenti non hanno assolutamente tenuto conto del paesaggio e della struttura del territorio e gli insediamenti che sono stati fatti, di Vigna Murata, dell' Acqua Acetosa ed altri, sono ognuno un fatto assestante per cui Italia Nostra proponeva di assumere gli spazi liberi come possibile elemento di riordino anche del costruito.
Fondamenti culturali
- Paesaggi di un'architettura
Prof. Arch. Alessandro Anselmi - Il territorio: le trasformazioni compatibili e non compatibili
Prof. Giuliano Bellezza - Conoscenza e analisi del paesaggio
Prof. Arch. Annalisa Calcagno Maniglio - Roma: Permanenza e fragilità del sistema storico ambientale
Prof. Arch. Maria Vittoria Calzolari
Scarica le immagini dalla sezione Download - La lettura del territorio attraverso le moderne tecnologie
Dott. Maurizio Fea - Le trasformazioni del territorio nel tempo
Prof. Arch. Italo Insolera - Roma: la trasformazione dello spazio urbano nel tempo
Prof. Arch. Piero Maria Lugli - L'organizzazione e la difesa del territorio
Arch. Costanza Pera - La tenera crescita
Prof. Arch. Paolo Portoghesi - Gli strumenti di gestione, i diritti e i doveri dei cittadini
Prof. Arch. Piero Ranucci
L'autore
Professore ordinario di Urbanistica all'Università La Sapienza, docente di progettazione del territorio e direttore della scuola di specializzazione per la progettazione del paesaggio.