Roma: la trasformazione dello spazio urbano nel tempo

A cura del Prof. Arch. Piero Maria Lugli

Alla fine degli anni '70 fu lanciata dalla prima Amministrazione di sinistra di Roma la dirompente idea della cancellazione di via dei Fori Imperiali (la via dell'Impero di Mussolini) al fine di ricostruire la continuità della Zona Archeologica Meridionale da piazza Venezia alla Porta S. Sebastiano.

Roma. Il tessuto edilizio preesistente all'apertura di via dell'Impero e di via dei Trionfi
Roma. Chiesa dei SS. Luca e Martino.

La proposta mi pose allora in un certo imbarazzo a causa del conflitto interiore tra la mia eredità culturale di figlio di un famoso archeologo e di urbanista operante, allora impegnato a difendere il Piano Regolatore del 1962-65 da resistenze politiche e attacchi concettuali.

In quell'occasione, nel gennaio 1981, fui chiamato a far parte di una Commissione speciale del Comune nominata appositamente con il fine di studiare i complessi aspetti di quella idea e proporre in merito eventuali soluzioni. (P. M. Lugli, La zona monumentale di Roma, i Fori Imperiali, in Nuovo Bollettino della Università Popolare romana, II, 3-4 dicembre 1982)

Dagli studi che furono allora elaborati con grande serietà emersero alcuni risultati di non scarsa importanza sui quali concordò l'assoluta maggioranza dei commissari; tali furono:

  • il problema del traffico non era risolvibile con provvedimenti locali ed estemporanei (tra i quali quello assolutamente inattuabile di deviare il traffico automobilistico su via dei Serpenti). La soluzione definitiva consisteva nell'attuazione con priorità assoluta del più generale sistema di circolazione e di trasporto proposto dal nuovo Piano Regolatore che prevedeva tre sistemi di scorrimento attorno al centro storico:

    il primo: Lungotevere, via del Circo Massimo, via dei Trionfi, via Labicana, viale Manzoni, viale Castro Pretorio, corso d'Italia;

    il secondo: via Olimpica, circonvallazione Gianicolense, via Marco Polo, circonvallazione Ostiense, via Baronio, via dell'Acqua Bullicante e via di Portonaccio, per collegarsi con le circonvallazioni Nomentana e Salaria e infine con l'Olimpica;

    il terzo: fascio delle infrastrutture viarie e di trasporto connesse al Sistema Direzionale Orientale e ai suoi previsti collegamenti: a Nord con la A1, a Est con la Roma-L'Aquila, a Sud-Est con la A2 e a Sud-Ovest con l'EUR.

    Come provvedimento d'emergenza la Commissione proponeva la limitazione del traffico privato tra piazza Venezia e via Cavour;

  • l'incidenza dell'inquinamento atmosferico sui monumenti fu attentamente studiata e risultò che i danni erano prodotti non tanto dai combustibili delle auto (assai volatili anche se molto dannosi per le persone) quanto dai residui oleosi dei combustibili pesanti, bruciati per il riscaldamento degli edifici e dei mezzi di trasporto pubblico;

  • la cancellazione di via dei Fori Imperiali doveva essere supportata da un progetto di sistemazione generale dell'area archeologica che, per evitare pericolose variazioni del microclima locale, conservasse come minimo i circa due ettari di giardini con i quali l'architetto Antonio Munoz aveva tentato di ingentilire il rigido allineamento di stile fascista della via dell'Impero.

Nel 1985 Leonardo Benevolo ha coordinato e promosso la pubblicazione di uno Studio per la sistemazione della zona archeologia centrale (Studio per la sistemazione della zona archeologia centrale, a cura di Leonardo Benevolo, Roma 1985) che contiene contributi anche di F. Castagnoli, V. Gregotti e altri studiosi specialisti in varie discipline.

Roma. Tempio di Venere e Roma
Roma. Tempio di Venere e Roma

Questo Studio trascurando risultati ai quali era pervenuta la commissione della quale ho precedentemente parlato, prevedeva sic et simpliciter la cancellazione dello stradone fascista con tutte le annesse sistemazioni accessorie ed una generale rimodellazione di tutta la zona archeologica, compresi il Celio ed il tratto intra muros della via Cristoforo Colombo, senza peraltro prendere in alcun modo in esame il problema del traffico urbano e dei suoi necessari collegamenti.
Riprendendo oggi la questione mi rendo conto che, alla luce delle conoscenze attuali e del momento di trapasso tra il PRG del 1962 e quello in fieri della Giunta Rutelli, non è ancora possibile avanzare fondate proposte per la sistemazione definitiva della zona archeologica meridionale.

Ciò perché manca la necessaria attendibile informazione dei risultati, tra loro integrati in un unico disegno, nel grande, ma poco coordinato, lavoro di scavo e di ricerca archeologica tuttora in corso in diverse zone dei Fori, alla base del Campidoglio e attorno al Palatino; ma soprattutto perché il trasporto pubblico a Roma non riesce a trovare un assetto stabile ed affidabile secondo le direttrici prioritarie di un Piano Regolatore adeguatamente integrato nell'indispensabile modello di assetto dell'area metropolitana romana.
Si sentono sempre più spesso annunciare rivoluzionarie scoperte archeologiche in merito ad un diverso impianto planimetrico del Foro di Traiano, sulla vera forma del Foro di Cesare e di quello di Nerva, sul presunto muro di Romolo sul Palatino: scoperte che suscitano interesse e curiosità, ma sono spesso messe in dubbio da qualificati studiosi perché basate su indizi o su ipotesi non sufficientemente suffragate dalle fonti e da altri riscontri filologici.

Anche il metodo dello scavo stratigrafico, che non era affatto ignoto agli archeologi della generazione di mio padre, non aiuta a ricostruire un'immagine globale della zona archeologica che, già in epoca antica, era stata radicalmente modificata con le sovrapposizioni, e più spesso con le sostituzioni, di nuovi edifici rispetto a quelli preesistenti.

Di fronte al panorama non facilmente leggibile che ci propone la generazione dei "nuovi archeologi" mi viene spontaneo notare il fatto che sono mancate le ricerche di quella che, almeno io, considero una delle aree archeologiche più interessanti: quella attorno a Largo Corrado Ricci ove, nel Foro della Pace, era custodita la ben nota Forma Urbis (comunemente detta F.U.R.) nelle vicinanze della quale, fino all'inizio dell'epoca imperiale, sorgeva il Tempio della Dea Tellus (Gea dei Greci e madre di tutti gli dei), area che da molti indizi risulterebbe una delle più interessanti e significative per la conoscenza degli allineamenti topografici fondamentali di Roma antica. (P.M. Lugli, Considerazioni urbanistiche sulla Pianta Marmorea del Foro della Pace, in Bollettino di Archeologia, 16,17,18 1992)

Tabula rasa del quartiere compreso via Tor de' Specchi e il Campidoglio
Squadre di sterratori all'opera per la distruzione di ingenti strutture romane
L'evento sospirato (6 settembre 1932): l'apparizione del Colosseo, ora visibile da piazza Venezia

Non mi sembra inutile presumere che, nell'attuale situazione conoscitiva, è prematuro e pericoloso proporre una generale revisione dell'odierna rappresentazione planimetrica della zona archeologica dei Fori e del Palatino; a mio parere però può essere lecito ed utile anticipare alcune considerazioni generali che tengono conto anche delle riflessioni sull'urbanistica di Roma che si sono chiarite in questi ultimi venti anni.

  • Da nessuno è stato affrontato il problema della Velia forse perché questo argomento è assai scabroso rispetto al radicale obiettivo della cancellazione dello "stradone di Mussolini".

    La Velia era il terzo dosso del Palatino verso il Colle Oppio e su di essa sorgevano importanti monumenti. Essa fu "sventrata" da Via dell'Impero per raggiungere il Colosseo e, nel 1934 fu bandito un concorso (che fortunatamente non ebbe seguito) per costruire sul lato sinistro della Via dell'Impero la Casa del Littorio; la scarpata dello sventramento è oggi sostenuto da un grosso, e in realtà non molto bello, muro di sostegno.

    Il problema di come intervenire in quel luogo non è di facile soluzione e va esaminato sotto diversi punti di vista tra i quali non va trascurato quello che ciò che la storia non ha conservato non può essere artificialmente ricostruito se non con un effettivo "falso storico".

    A questo si deve affiancare la considerazione che da quel punto della Via dei Fori Imperiali si presenta una veduta d'insieme assai pregevole del Colosseo.

    Queste considerazioni mi confortano nella mia idea che in ogni caso non debba ripetersi per la Velia quanto è stato fatto per piazza Montecitorio che è stata artificialmente ingobbita per ricostruire il Mons Acceptorius che il Bernini aveva già abbassato per costruire il palazzo che Innocenzo X intendeva donare ai Ludovisi.

  • Altro problema che non deve essere considerato accessorio, bensì elemento determinante delle scelte urbanistiche, è quello del verde. In una città che vanta una delle sistemazioni storico-ambientali più belle di tutte le capitali europee: la Passeggiata Archeologica, questo aspetto del futuro assetto delle molte decine di ettari di ruderi venerabili, ma assai condizionanti per il microclima locale, il problema del piantame deve porsi come presupposto primario della sistemazione d'insieme proprio come fece Guido Baccelli quando nel 1887 lanciò nel Consiglio comunale di Roma la prima idea per la Zona Archeologica Meridionale.

  • Nessun concorso di idee potrà offrire soluzioni valide e risolutive fino a quando in campo urbanistico non sarà stato prodotto un modello del traffico e degli spostamenti territoriali che comprenda tutta l'area d'influenza di Roma il cui assetto è condizionato da fattori locali che il piano Regolatore Comunale di Roma non è assolutamente in grado di controllare.
Demolizione della chiesa di S. Adriano nella curia del senato (1932-37)
Via dei Fori Imperiali verso il Colosseo

Un solo intervento si può con sicurezza configurare (ed io lo avevo infatti proposto per l'Anno Santo del 2000 (P .M. Lugli, Prospettive di sviluppo di Roma, in Urbanistica Informazioni, 151, 152, 1997): la costruzione della linea C della metropolitana dal Colosseo a Piazza Risorgimento. Attraversando a grande profondità il centro storico essa avrebbe collegato le linee A e B rendendo rapidi gli spostamenti di massa tra le due mete preferite dai turisti: il Colosseo e S. Pietro e, con una sola fermata presso Piazza del Parlamento, avrebbe servito la "città politica" che oggi deturpa il centro con i suoi parcheggi.

Fondamenti culturali

L'autore

Prof. Arch. Piero Maria Lugli

Docente di Urbanistica presso la Università La Sapienza.

Le fonti

  • Piccola bibliografia di riferimento:
    • L'intervento del Prof. Lugli è stato anche pubblicato da Palladio, rivista di Storia dell'architettura e restauro, Anno XII N.24 dicembre 1999
  • Le immagini sono tratte da:
    • Palladio N.24 anno XII dicembre 1999 (pagg. 2,3,4,9)
    • Antonio Cederna, Mussolini Urbanista - Lo sventramento di Roma negli anni del consenso, Bari, Laterza,1979 (pagg. 5,6,7,8)
    • Attraverso l'Italia-illustrazione delle regioni italiane, vol. IX parte prima, ROMA, Milano, CTI 1941 (Pag. 10)