La dominazione romana del Mediterraneo

Note di approfondimento

La costa africana

L'impero romano annetterà la Cirenaica, costituita da un gruppo di cinque città, chiamato Pentapoli e dal porto di Apollonia; la regione, insieme con Creta, venne governata da un proconsole di rango senatoriale. La sua floridezza fu resa possibile dalla ricchezza d'acqua del rilievo montuoso costiero del Gebel el Achdar e dall'essere percorso obbligato per i collegamenti delle città dell'Africa proconsolare e della Tripolitania, con Alessandria.

L'Egitto, annesso da Ottaviano nel 30 a.C., dopo la presa di Alessandria, fu sempre considerato un dominio imperiale per la secolare tradizione monarchica dei faraoni e dei Tolomei. Legate al Nilo e alle sue esondazioni, le ricchezze delle città egiziane erano più facilmente controllabili da un potere centrale.

Il livello del fiume, rivelatore dell'estensione delle terre irrigate e quindi della quantità di produzione di grano, era ad esempio ufficialmente misurato ad Elefantina con un nilometro.

Alessandria fu la città ellenistica seconda per dimensione solo a Roma, ma con una rinomanza culturale di gran lunga superiore. Fra Alessandria e le città ellenizzate lungo il corso del Nilo e le popolazioni delle campagne esisteva una differenza sostanziale: le prime parlavano il greco e il latino, le seconde conservarono l'egiziano e alla fine dell'impero diedero origine alla chiesa copta.

Timgad (Algeria): La pianta estremamente regolare di Timgad (l'antica Thamugadi), rivela le sue origini. Questa colonia di veterani fu infatti fondata nel 100 d.C. dalla terza legione di stanza a Lambesi. Verso la metà del II secolo l'insediamento aveva già superato i confini della recinzione originale. I nuovi suburbi si svilupparono senza osservare i vincoli degli urbanisti militari. Questa colonia ebbe una fortuna immensa e fu dotata di tutti gli edifici che all'epoca rendevano civile una comunità (tra cui non meno di 14 terme). Aveva anche una biblioteca e, oltre a numerose chiese, una basilica donatista del IV secolo.

Timgad
Leptis Magna

Leptis Magna, sulla costa africana fra le due Sirti, fondata dal Fenici e poi tributaria dei Cartaginesi,durante la guerra Giugurtina divenne città federata romana. Sotto i Romani assurse a sede del governo della Tripolitania. Lo sviluppo di Leptis Magna fu continuo per tutti i primi due secoli dell'Impero ed ebbe due periodi particolarmente prosperi: sotto Augusto, documentato dai molti monumenti che ancora oggi dominano la città e dal teatro fatto erigere dai membri dell'aristocrazia punica e sotto Settimio Severo, che diede alla sua città natale un nuovo foro, una nuova basilica, ammodernò il porto e fece costruire l'imponente colonnato che dal porto conduceva a una piazza monumentale vicino alle terme di Adriano.

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Asia Minore

L'espansione romana in Asia iniziò dalla Siria, sulle rovine del regno dei Seleucidi; si accrebbe pacificamente grazie al graduale assorbimento di alcuni regni clienti come la Giudea e giunse al culmine con l'annessione dell'Arabia e della Mesopotamia.

L'insieme di queste province occupava la parte occidentale della "mezzaluna fertile" area civilizzata sin dall'antichità che si affacciava sulla costa orientale del mediterraneo, attraversava la Siria e la Mesopotamia settentrionale e scendeva verso Babilonia.

In questa fascia, oltre al Tigri, all'Eufrate e ai loro affluenti, le precipitazioni erano sufficienti a consentire la coltivazione sistematica delle terre e lo sviluppo delle città. A est e a sud delle province romane si apriva il deserto, abitato dai popoli nomadi e attraversato dai percorsi carovanieri degli importanti centri commerciali che, come Palmira e Hatra, sorgevano spesso in corrispondenza delle oasi.

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Palmira

Durante i primissimi anni dell'Impero Palmyra, "città delle palme", attuale Tadmor, era uno stato indipendente, chiuso fra gli imperi di Roma e dei Parti; aveva già attirato l'attenzione di Marco Antonio che l'assalì ma non riuscì a impossessarsi delle sue leggendarie ricchezze, trasferite oltre l'Eufrate.

Palmira

Nel 18 d.C. la città fu visitata da Germanico, inviato di Tiberio, e annessa alla provincia della Siria. I rapporti commerciali con l'oriente le diedero una ricchezza e un'indipendenza insolita per una città romana. Le famiglie più importanti organizzarono il commercio carovaniero delle merci di lusso attraverso il deserto, fino all'Eufrate e a Mesene (Maisan) sul Golfo Persico, dove era possibile collegarsi con le rotte marine per l'India.

Nel 280 d.C. a seguito del tentativo di tornare indipendente, fu completamente distrutta da Aureliano.

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La cultura

L'occupazione romana protesse e favorì la crescita dei centri di confine, ponti nell'Asia Minore con i mercati dell'impero persiano, con le rotte marine per l'India e per le sconosciute terre orientali, senza modificare la loro vita culturale.

Mosaici della Villa imperiale di Piazza Armerina (III-IVsec.d.C.)

In Asia Minore il greco rimase la lingua delle classi superiori, il siriano era la lingua degli abitanti della campagna e della gente comune della città, il latino, poco diffuso, era usato solo a Berytus (Beirut), sede del diritto romano in oriente, e ad Antiochia, la capitale amministrativa. Le idee filosofiche e religiose più rivoluzionarie e penetranti del tardo mondo greco romano ebbero come massimi diffusori, proprio gli orientali Paolo di Tarso, il giurista Ulpiano, o Luciano di Samosata. Come pure molti degli imperatori romani saranno di origine africana o asiatica.

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L'architettura

L'uso della pietra come materiale da costruzione, iniziato in Egitto con Imhotep, l'architetto divinizzato del faraone Zoser,aveva raggiunto in Grecia la massima raffinatezza e tensione. Ma il sistema trilitico, tipico delle costruzioni in pietra preromane, ha un limite invalicabile: i laterizi e la pietra, per eccellenza i materiali da costruzione capaci di sfidare l'eternità, hanno altissime capacità di resistenza solo a sforzi di compressione, quasi nulle a sforzi di trazione.

Tivoli: villa Adriana

Il solo peso proprio delle travi orizzontali in pietra, per luci anche limitate come un intercolumnio di un tempio, sollecita la trave al centro e agli appoggi a sforzi di trazione incompatibili con la capacità di resistenza del materiale: da qui la necessità di sostegni ravvicinati e l'impossibilità di realizzare grandi spazi liberi coperti.

Roma invece inserisce nelle sue costruzioni l'uso dell'arco e della volta, già presenti in alcune costruzioni etrusche, ma li usa in piena consapevolezza della loro potenzialità; nell'arco e nella volta la risultante dei carichi propri e accidentali può essere, infatti, guidata in modo che si mantenga sempre all'interno del nocciolo d'inerzia di ogni sezione della curvatura e quindi sollecitando il materiale ai soli sforzi di compressione.

La maestria raggiunta dagli architetti romani nella tecnica muraria ha del miracoloso: essi adottano gli ordini greci come messaggio di bellezza e di proporzione, ma questi diventano quasi esclusivamente elementi decorativi da addossare alle strutture portanti, rese libere ormai da vincoli dimensionali e realizzate in laterizio o in pietra con piattabande, archi di scarico, archi a vista, volte a botte, a crociera, a vela, lunettate, a cupola.

La tecnica costruttiva romana e gli ordini greci verranno studiati, imitati, accettati incondizionatamente o contestati in tutto il mondo e tutte le successive costruzioni di grandi dimensioni saranno sperimentazioni sempre più ardite del concetto dell'arco, fino all'avvento del calcestruzzo di cemento armato.

Karnak: sistema trilitico del tempio
Schema assonometrico del Pantheon a Roma e di Santa Sofia a Costantinopoli

Gli esempi riportati nelle illustrazioni che seguono testimoniano la diffusione raggiunta dagli insediamenti romani ed il livello delle infrastrutture a loro servizio: strade, acquedotti, edifici pubblici.

Esempio di strada romana: il decumano di Timgad (Algeria)
Schema di rinforzo della massicciata stradale in zone paludose
Acquedotto romano di Segovia
Schema di distribuzione urbana dell'acqua potabile

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Proposte didattiche

Approfondimenti

L'autore

Prof. Arch. Renata Bizzotto

Docente di “Rilievo dell’Architettura” presso la facoltà di Ingegneria, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Consigliere Nazionale del CNAPPC dal 1997 e presidente del Dipartimento ”Formazione e Ricerca scientifica”. Presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma dal 1994 al 1997. Presidente del Consiglio d’Amministrazione dell’Acquario Romano s.r.l.

Saggi:

Disegno e Progettazione - in collaborazione - Dedalo libri ed. Bari 1967

Lo studio professionale di progettazione - in collaborazione - NIS ed. Roma 1984

Vani e infissi - Edizioni Kappa. Roma 2000

Le Porte di Roma: San Sebastiano, San Paolo, Tiburtina - Edizioni Kappa. Roma 2001

L’Ospedale di S.Spirito - Edizioni Kappa. Roma 2001
Hanno collaborato:

Filippo Lauri, Filippo Giordano, Elisa Manconi, Francesco Moles, Giovanni Nusca, Marco D'Onofrio, Luca Piccioni, Alessandro Anzini.