Le terme di Roma
Nei primi anni del 400 d.C. il poeta di origine gallica Rutilio Namaziano, nel poema composto mentre era di ritorno nella Gallia, affascinato da Roma e soprattutto dalle sue acque scrive nel "de Reditu suo":
"E che dire delle acque vive sospese su arcate nell'aria, là dove Iride potrebbe appena innalzare il suo arco carico di pioggia?... Fra le tue mura si accumulano masse imprigionate di acqua corrente, e sotto le loro alte volte i bagni assorbono interi laghi. Fra le mura umide di frescura colano anche, non meno abbondanti, acque che ti appartengono, e dovunque mormorano sorgenti scaturite dal tuo suolo. Inoltre soffi di aria fresca temperano i calori dell'estate, mentre un'acqua più pura di qualsiasi altra tempera la tua sete"
I nomi delle principali Terme tramandatici attraverso documenti e testimonianze di periodi storici diversi sono:
Anno di costruzione: 25-19 a.C. - Committente: Marco Vipsanio Agrippa
Restauri: dopo l'incendio dell'80
Acquedotto di alimentazione: Acqua Vergine
Anno di costruzione: 212-217 d.C. - Committente: Caracalla
Restauri: Aureliano, Elio Gabalo, Alessandro Severo
Acquedotto di alimentazione: Acqua Marcia
Anno di costruzione: 298-305 d.C. - Committente: Diocleziano
Restauri: Massimiliano Augusto
Acquedotto di alimentazione: Acqua Marcia
Anno di costruzione: 211 d.C. - Committente: Settimio Severo
Restauri: Elena, madre di Costantino
Acquedotto di alimentazione: Acqua Claudia
Anno di costruzione: 62 d.C. - Committente: Nerone
Restauri: Alessandro Severo - 227 d.C.
Acquedotto di alimentazione: Aqua Alexandrina
Anno di costruzione: I sec. d.C. - Committente: Marco Aurelio
Restauri: Novato e Timoteo
Anno di costruzione: 193-211 d.C. - Committente: Settimio Severo
Restauri: Massenzio
Acquedotto di alimentazione: Acqua Claudia
Anno di costruzione: fine I sec. d.C. - Committente: Traiano o Licino Sura
Restauri: Gordiano; e nel 414
Acquedotto di alimentazione: Acqua Marcia
Sappiamo che in epoca augustea vi erano a Roma in quel periodo 170 complessi termali tra pubblici e privati e, attraverso scritti del IV secolo, che ancora si affiancavano a Roma ai numerosi acquedotti, ai 15 ninfei, a 5 grossi bacini per i giochi di battaglie navali, ai quasi mille bagni pubblici di limitate dimensioni 11 enormi Terme delle quali alcune raggiungevano le dimensioni di una piccola città.
Non tutte le Terme di cui abbiamo menzione sono rintracciabili e/o visibili; spesso ad alcune se ne sono sovrapposte altre in successive epoche storiche mutando forma e intestazione: di alcune abbiamo solo tracce documentarie del nome, di altre ci è stata tramandata anche la posizione nel territorio e sono giunti a noi disegni che ne illustrano la planimetria e/o i ruderi ma di alcune di loro conserviamo e ammiriamo tuttora imponenti e affascinanti resti.
Le Terme costituiscono certamente, dal punto di vista edilizio, la più tipica tipologia dell'architettura monumentale romana essendo contemporaneamente il risultato di un'avanzata tecnologia impiantistica e strutturale, una mostra continua di magnificenze ed opere 'arte e l'espressione della cultura e della civiltà urbana così come l'aveva elaborata e diffusa lo Stato di Roma.
Sono città nella città, hanno al loro interno palestre, biblioteche, spazi per il ristoro, sono luogo di incontro di svago di affari e molti romani vi trascorrevano buona parte della loro giornata.
"Le terme imperiali, aperte al pubblico e gratuite, sono grandi edi-fici sontuosi (contenenti biblioteche, palestre, sale da riunione, ambienti per intrattenimento, grandi spazi aperti) il cui nucleo cen-trale è destinato ai bagni veri e propri.
Nelle terme può variare la successione delle piscine fredde o tiepide, degli ambienti destinati a sudare o a raffreddare il sudore, degli spogliatoi; qualche volta le piscine possono essere all'aperto e gli spogliatoi possono essere in grandi sale o in piccoli vani; sempre c'è un grande impianto di riscaldamento centrale, irradiante calore at-traverso le intercapedini del pavimento e delle pareti.
In queste terme c'è il trionfo definitivo della tecnica del calcestruzzo, specialmente nelle grandi coperture a botte, a crociera, a cupola.
A Roma, in età augustea (33 a.C.), esistono 170 impianti termali o bagni pubblici, ma l'innovazione decisiva è rappresentata dal complesso termale pubblico, costruito da Marco Vipsanio Agrippa (25-19 a.C.) dietro il Pantheon, nell'area dell'attuale via dell'Arco della Ciambella. E' evidente la volontà di abbracciare grandi spazi, moltiplicando i volumi in altezza, larghezza e profondità; giocando sulle prospettive, vere ed illusorie; mentre vari ambienti sono disposti intorno ad una grande aula circolare dal diametro di 25 m. Queste terme sono ripetutamente restaurate, da Adriano ai Severi, da Diocleziano ai Costantinidi.
Nel 62 d.C. con Nerone si afferma lo schema tipico delle terme imperiali: “calidario”, “frigidario”, “tepidario” sono inseriti in uno schema assiale e simmetrico, con grandi prospettive scenografiche, con grandiosi rapporti tra pieni e vuoti. Le Terme Neroniane, tra il Pantheon e corso Rinascimento, sono state ristrutturate da Alessandro Severo (232 d.C.) e perciò sono dette anche Alessandrine.
Nell'80 d.C. Tito utilizza per un complesso termale, i bagni privati della Domus Aurea, nell'ambito del programma politico dei Flavi di restituire all'uso pubblico gli spazi urbani “sequestrati” da Nerone.
Queste terme sono caratterizzate da una scenografica scalinata, che dal colle Oppio scende nella vallata del Colosseo. Poco dopo, sotto Domiziano, sorge un altro complesso termale, accanto allo stadio sul Palatino e questo sarà allargato e sistemato in età severiana, con l'ingrandimento artificiale delle pendici sud-orientali del colle.
Traiano nel 104-109 d.C., dopo il grande incendio del 104 d.C. (che ha distrutto la parte residua dell'antica Domus Aurea), trasforma lo stesso profilo del colle Oppio con un grande terrazzamento, interra i resti della Domus Aurea e imposta le sue Terme secondo l'asse NE/SO, perché i raggi solari arrivino nel “calidario” quando è più frequentato.
Con Traiano s'impone una nuova concezione degli edifici termali: adesso gli impianti balneari sono nettamente divisi dagli ambienti di ritrovo (palestre, biblioteche, ecc.); in pratica si crea un recinto attrezzato intorno ai giardini con alberi d'alto fusto.
Il nuovo complesso termale è aperto agli abitanti dell'Esquilino e diventa un'opportunità quotidiana per il gran numero di cittadini, che di giorno abbandonavano gli alloggi inospitali delle insulae e si rifugiavano nelle terme, specialmente nel primo pomeriggio.
Nel 212 d.C. i lavori per le terme di Caracalla sconvolgono completamente un'intera zona, anche se periferica, sbancando tutto il versante orientale del Piccolo Aventino e usando la terra di riporto per azzerare gli avvallamenti e le pendenze della zona centrale. Queste Terme Antoniniane o di Caracalla (in realtà completate da Elagabalo, 222 d.C., e rifinite da Alessandro Severo, 222-235 d.C.) riassumono i precedenti sviluppi tipologici e aggiungono una vasta area verde attrezzata. Dal punto di vista architettonico in queste terme (che per secoli sono state usate come cave di materiali edilizi) è molto importante la grande cupola emisferica su pianta-ottagonale, che copre soltanto una parte del grandissimo corpo centrale (m 220 per 114), contenuto da un recinto (m 337 per 330) con portici, esedre, ambienti vari e botteghe.
Nel 242 d.C. sul versante opposto dell'Aventino sorgono le terme di Decio, più piccole e destinate ad un pubblico più scelto.
Proprio l'imperatore che diminuisce l'importanza politica di Roma, costruisce le terme più grandi della città: Diocleziano (298-306 d.C.) costruisce le sue spettacolose terme tra il Viminale e il Quirinale, espropriando e demolendo molti edifici privati; ristrutturando un'intera area urbanizzata; perfezionando ulteriormente lo schema delle terme “imperiali”. Accanto al corpo centrale con gli impianti balneari, c'è un ampio recinto perimetrale con un'esedra centrale e almeno due aule circolari, oltre ai grandi giardini.
Infine, sotto Costantino sorgono due piccoli complessi termali: le Terme Eleniane nel complesso del Sessorio presso le mura e le Terme Costantiniane (315 d.C.), particolarmente raffinate e destinate a un pubblico scelto, sul versante occidentale del Quirinale, tra villa Aldobrandini e palazzo Rospigliosi."
Sanfilippo M., Le tre città di Roma, lo sviluppo urbano dalle origini a oggi, Bari, Ed. Laterza, 1993Proposte didattiche
- Il Mediterraneo
Prof. Arch. Renata Bizzotto - Gli acquedotti di Roma
Prof. Arch. Renata Bizzotto - Le terme di Roma
Arch. Maria Letizia Mancuso
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Arch. Maria Letizia Mancuso
L'autore
Laureata nel 1974, abilitatasi alla professione e all'insegnamento, si é sempre interessata dei temi connessi alla didattica e alla salvaguardia dell'Architettura contemporanea.
Consigliere dell' Ordine Architetti di Roma e Provincia, delegata ai problemi inerenti ai docenti - architetti, nonché all'integrazione fra il mondo professionale ed il mondo della scuola, fondatore e Presidente del Centro Studi, membro della Commissione "Scuola" del CNAPPC, membro del Comitato Paritetico MIUR - CNAPPC.