La colonizzazione greca dell'Italia meridionale

Note di approfondimento

Taranto

Taranto fu fondata da un gruppo di Spartani verso la fine dell'VIII secolo a.C. Tracce di un primo insediamento sono state trovate sull'isolotto di Satyrion, poco più a sud della città vecchia di Taranto.

L'area del primo insediamento divenne area sacra (acropolis) mentre l'abitato si estese sul pendio che domina l'isolotto. La colonia era destinata, grazie al suo porto naturalmente ben protetto come quello di Siracusa, ad avere una grande importanza nella vita commerciale ma, anche se i primi coloni furono ben accettati dagli Japigi, la città non potè mai crearsi un entroterra vasto come quello di Siris, Metaponto o delle colonie Siciliane.

A mano a mano che la città prendeva consistenza, la resistenza delle popolazioni locali diventava più forte, chiudendo Taranto in una morsa che non le permise mai di oltrepassare la linea delle prime colline che la dominano sul lato nord-orientale. Per rompere questa cerchia i tarantini tentarono più volte di debellare la forza japigia, come nel 473 e nel 338 a.C., ma senza alcun esito positivo: Taranto restò prigioniera del suo porto.

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Metaponto, Heraclea

Uno sviluppo prevalentemente legato al territorio ebbe invece Metaponto. Le sue monete rappresentano, già dalla prima coniazione,spighe di grano e di orzo,segno che la produzione agricola, potenziata dai numerosi corsi d'acqua, è stata la base della sua esistenza. E lo stesso possiamo supporre anche per Crotone e per la colonia ionica di Siris, distrutta già alla fine del VI secolo dalla rivalità economica e contrastante delle colonie contigue.

Quanto al carattere agricolo di Heraclea, basta ricordarsi delle famose Tavole di Heraclea in cui si assiste alla lotta per il possesso di un pezzo di terra anche a discapito dei santuari di Atena e Dioniso. E' in queste tavole che noi possiamo vedere in nuce tutte le regole della vita agricola organizzata ad enfiteusi.

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Taormina, Siracusa

Non possiamo inoltre non ricordare Taormina e Siracusa con il suo porto. Non a caso il nucleo continuativamente abitato fin dal XIV secolo dalle popolazioni autoctone è stato l'isola di Ortigia, in posizione geografica strategica in quanto delimita i due bacini del Porto Piccolo a nord e del porto Grande a sud.

Nel 734 a.C. coloni corinzi si insediarono nell'area dando vita ad una potente città e ad un porto vivacissimo, creandosi subito un forte collegamento con il retroterra siciliano mediante la fondazione di Acri ed Enna.

Taormina: teatro greco - Il semicerchio delle gradinate collega due speroni rocciosi a picco sul mare
Taormina: teatro greco - La scena ha come sfondo il mare, la città e la sagoma dell'Etna
Siracusa: il teatro greco - Più che costruito, sembra scolpito nella viva roccia

Tiranni illuminati ne potenziarono la fama, dando vita a cenacoli di artisti e scienziati: Simonide, Bacchilide, Pindaro ed Eschilo ebbero come mecenate Gerone, alla fine del V sec. a.C.; Teocrito e Archimede, Gerone II nella prima metà del III secolo.

Inevitabilmente Siracusa entrò presto in collisione con le rivali costiere: prima con Atene, nel 415-13 a.C. sotto Dioniso I e poi (406-376 a.C.) con Cartagine, uscendone sempre vittoriosa.

È di questo periodo il celebrato teatro greco, a mezza costa, con la cavea di 134 m. di diametro, incavata nella roccia e aperta verso il mare.

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Agrigento

Agrigento, fondata ufficialmente dagli abitanti di Gela nel 588-82 a. C. Coeva alla fondazione della città è l'ampia cerchia muraria, mai superata in seguito. Anche l'attuale città, posta a 4 km dal mare su un colle spianato, occupa la parte più elevata dell'antica acropoli, entro le cui mura si trovano tutti i grandi templi dorici nella valle, detta anche oggi, dei Templi. Della fine del VI sec. è l'Herakleion, periptero esastilo di m. 74 x 28.

Agrigento: la "Concordia" nel suo splendido isolamento
Agrigento: il Tempio dei Dioscuri sorge nell'area del santuario delle divinità ctonie
Agrigento: Olympieion - Tentativi di ricostruzioni in scala ne mostrano la complessa monumentalità
Agrigento: Olympieion

Sotto Terone, Agrigento raggiunse un periodo di grande floridezza: sono infatti datati durante la sua tirannide il tempio di Demetra, il periptero esastilo dedicato ad Athena sull'Acropoli e l'Olympiéion, dalle dimensioni colossali (m. 111x56) delimitato da un muro pieno con semicolonne e giganteschi talamoni sostenenti la cornice terminale. Più tardi, invece, (450-430a.C.) sono i templi di Era Iacina e della Concordia (m. 40 x 17) entrambi esastili peripteri; in essi è già molto attenuata la curvatura dei capitelli dorici. Della fine del V secolo sono infine i templi di Vulcano, dei Dioscuri e di Asclepio.

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Paestum

La città di Posidonia (ora Paestum) è impostata su assi ortogonali, con una regolarità che fa di Paestum una tra le più perfette citta ippodamee Al centro della città greca sorgeva l'area sacra con i templi dedicati ad Hera.

Paestum: il tempio detto "la Basilica", esempio arcaico dell'ordine dorico
Paestum: la "Basilica" e il tempio di "Poseidon" visti dall'ampio parco che li circonda

I tre templi di Paestum meglio conservati rappresentano tre fasi dello sviluppo dell'architettura dorica: al pieno arcaismo (540-530 a.C) risale la cosiddetta "Basilica", in realtà tempio periptero enneastilo, con 18 colonne laterali; la cella, con pronao a tre colonne, è bipartita da un colonnato centrale.

Caratteristico è il collarino acheo dei capitelli, decorato da foglie baccellate.
L'esempio più celebrato dello stile dorico è invece il cosiddetto tempio di Poseidon (5°sec) grande periptero esastilo, con 14 colonne laterali e cella con pronao in antis, divisa in tre navate da un doppio ordine di colonne. Posidonia cadde verso la fine del 5°sec sotto i Lucani e, dopo la loro sconfitta, sotto il dominio romano.

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Penetrazione dei greci

Eccezionale la presenza di decorazioni architettoniche tipicamente greche nella lontana città di Vaglio in Basilicata, giustificata dagli storici più che con le importazioni di terrecotte architettoniche dalla costa fino a Vaglio, con un vero insediamento di genti metapontine sulla collina che domina l'alto Basento.

Così si spiegherebbe anche la fondazione di Pyxous da parte di Siris: risalendo le vallate dei fiumi, gente della colonia che portava lo stesso nome, si potrebbe essere spinta fino al golfo di Sapri, fondando, già nel VI secolo a.C., una sottocolonia - Pyxous - ben presto, dopo la caduta di Siris, entrata a far parte dell'impero sibarita.

La fondazione di una sottocolonia dall'altra parte dell'istmo è stato fenomeno frequente e indica la rapidità con cui i coloni greci si spinsero nell'interno dell'Italia Meridionale. Similmente nel VII sec, i Trezeni, in fuga dai Crotonesi, vittoriosi sulla splendida e molle colonia achea di Sibari, trovarono rifugio nel golfo di Salerno, alla foce del fiume Sele, inizialmente nella località dove sono stati ritrovati i resti del tempio di Hera e, definitivamente nel VI sec, fondando Posidonia (ora Paestum) nel sito attuale.

Paestum: il colonnato del tempio detto di "Poseidon", l'esempio più maturo dell'ordine dorico

E' attraverso i ruderi dei monumenti rimasti che possiamo testimoniare lo stretto legame con l'architettura greca e la ricchezza e la raffinatezza raggiunta. La città di Posidonia (ora Paestum) è impostata su assi ortogonali, con una regolarità che fa di Paestum una tra le più perfette citta ippodamee Al centro della città greca sorgeva l'area sacra con i templi dedicati ad Hera.

I tre templi di Paestum meglio conservati rappresentano tre fasi dello sviluppo dell'architettura dorica: al pieno arcaismo (540-530 a.C) risale la cosiddetta "Basilica", in realtà tempio periptero enneastilo, con 18 colonne laterali; la cella, con pronao a tre colonne, è bipartita da un colonnato centrale.

Caratteristico è il collarino acheo dei capitelli, decorato da foglie baccellate.

L'esempio più celebrato dello stile dorico è invece il cosiddetto tempio di Poseidon (5°sec) grande periptero esastilo, con 14 colonne laterali e cella con pronao in antis, divisa in tre navate da un doppio ordine di colonne. Posidonia cadde verso la fine del 5°sec sotto i Lucani e, dopo la loro sconfitta, sotto il dominio romano.

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L'organizzazione ad enfiteusi

Partendo da una serie di osservazioni fatte sulle fotografie aeree, anteriori alla attuale riforma agraria del metapontino, gli studiosi Schmiedt e Chevellier hanno individuato, tra il Bradano e il Basento, nell'immediato retroterra di Metaponto, una divisione di terre la cui datazione può essere facilmente riportata alla fine del VII secolo a.C.: le fattorie e i piccoli villaggi sorti in questo retroterra rimontano infatti a questo periodo. La datazione è stata ottenuta soprattutto con lo studio del materiale rinvenuto nelle tombe situate nelle vicinanze.

Questo tipo di parcellazione dei terreni agricoli, basato su confini distanziati regolarmente tra loro, si spinge profondamente nel retroterra, fino ad arrivare, in qualche caso, a 12 Km. dalla città. Ciò significa che le colonie greche, non appena rinforzate le loro difese e dopo aver eliminato dai confini le popolazioni locali, dividevano le terre conquistate in parti uguali.

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Proposte didattiche

Approfondimenti

L'autore

Prof. Arch. Renata Bizzotto

Docente di “Rilievo dell’Architettura” presso la facoltà di Ingegneria, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Consigliere Nazionale del CNAPPC dal 1997 e presidente del Dipartimento ”Formazione e Ricerca scientifica”. Presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma dal 1994 al 1997. Presidente del Consiglio d’Amministrazione dell’Acquario Romano s.r.l.

Saggi:

Disegno e Progettazione - in collaborazione - Dedalo libri ed. Bari 1967

Lo studio professionale di progettazione - in collaborazione - NIS ed. Roma 1984

Vani e infissi - Edizioni Kappa. Roma 2000

Le Porte di Roma: San Sebastiano, San Paolo, Tiburtina - Edizioni Kappa. Roma 2001

L’Ospedale di S.Spirito - Edizioni Kappa. Roma 2001
Hanno collaborato:

Filippo Lauri, Filippo Giordano, Elisa Manconi, Francesco Moles, Giovanni Nusca, Marco D'Onofrio, Luca Piccioni, Alessandro Anzini.