Gli acquedotti romani - La costruzione, i percorsi e le mostre

A cura del Prof. Arch. Renata Bizzotto
Con la collaborazione dell'Arch. Maria Letizia Mancuso

L'acqua, per una città, è stata da sempre una delle risorse più importanti, e l'antica Roma era famosa per la sua grande disponibilità di fontane pubbliche, terme, bacini artificiali e serbatoi, stadi per battaglie navali (naumachiae), canali d'irrigazione, ed altre strutture simili.

In un arco di tempo di oltre 500 anni furono realizzati per il fabbisogno urbano di Roma undici acquedotti maggiori, oltre ad un considerevole numero di diramazioni. É stato calcolato che la portata complessiva di tali acquedotti, messi insieme, superava di parecchio la quantità giornaliera di acqua su cui oggi può contare la città moderna.

Espansione urbana di Roma
Percorso dell'Acqua Appia

Tale abbondanza, che non fu mai raggiunta in nessun'altra parte del mondo, valse a Roma il nome di regina aquarum, cioè regina delle acque. É interessante notare che i Romani non davano un nome all'acquedotto in sé, ma all'acqua che portava, per cui la gran parte di essi veniva chiamata aqua (Aqua Appia, Aqua Marcia, Aqua Iulia, ecc.), seguito spesso dal nome del regnante o del funzionario che li avevano fatti realizzare o avevano presieduto alla loro costruzione.

Sin dai tempi in cui Roma fu fondata, gli abitanti poterono utilizzare l'acqua del Tevere, che scorreva lungo il confine urbano occidentale (oggi taglia la città moderna in due metà), e del suo principale affluente, l'Aniene, che incontra il fiume maggiore circa 4 km a nord delle più antiche mura cittadine, in una località ora circondata da nuovi quartieri.

Durante l'età dei re, e per un certo periodo dell'età repubblicana, la popolazione fece fronte alle proprie necessità raccogliendo l'acqua direttamente da questi fiumi, da canali, e da un certo numero di fonti minori quali pozzi e cisterne d'acqua piovana.
Nel IV secolo a.C. le dimensioni della città e la crescita della popolazione, compresi i molti immigranti, i mercanti stranieri e gli schiavi, richiesero una disponibilità maggiore.

Cisterna d'acqua piovana
L'unita di musira del passus

Infatti nell'anno 312 il censore Appio Claudio fece costruire il primo acquedotto che raccoglieva l'acqua da sorgenti localizzate fra le 7 e le 8 miglia ad est della città, sebbene la lunghezza complessiva del suo percorso misurasse non meno di 11 miglia.
La realizzazione degli acquedotti seguì ad una media di uno ogni 60 anni circa, ma nel 52 d.C. due di essi vennero costruiti quasi allo stesso tempo.
La lunghezza degli acquedotti veniva espressa in passus ("passi"), una misura corrispondente a 1,482 m.

In modo più approssimato, erano misurati in milia passus, cioè miglia romane, il cui effettivo significato era "migliaia di passi", pari a 1,482 km.
La portata di ciascun acquedotto era calcolata in quinariae. Gli studiosi hanno calcolato 1 quinaria equivaleva a 0,48 litri al secondo.

Il più potente degli undici acquedotti, l'Anio Novus, portava 4.738 quinariae, il che significava una provvigione di quasi 200 milioni di litri al giorno!
La rete idrica di Roma era sotto il controllo di un alto ufficiale il cui titolo era curator aquae, cioè "curatore delle acque".

É grazie ad uno di questi curatori, Sesto Giulio Frontino (tardo I secolo dC), il quale scrisse un minuzioso saggio su questo argomento, che oggi si conoscono gran parte dei dati relativi all'amministrazione, le caratteristiche e il percorso degli acquedotti romani.
Diverse piante di Roma rinascimentali e barocche, invece, mostrano vedute a volo d'uccello tridimensionali delle molte parti degli acquedotti ancora esistenti fra il XV e il XVII secolo.

Grazie a queste fonti e agli scavi archeologici è stato possibile disegnare il percorso di molti acquedotti romani antichi, sebbene a causa dello sviluppo della città nel corso dei secoli assai poco di queste maestose strutture è rimasto in piedi.

Proposte didattiche

Approfondimenti

L'autore

Prof. Arch. Renata Bizzotto

Docente di “Rilievo dell’Architettura” presso la facoltà di Ingegneria, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Consigliere Nazionale del CNAPPC dal 1997 e presidente del Dipartimento ”Formazione e Ricerca scientifica”. Presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma dal 1994 al 1997. Presidente del Consiglio d’Amministrazione dell’Acquario Romano s.r.l.

Saggi:

Disegno e Progettazione - in collaborazione - Dedalo libri ed. Bari 1967

Lo studio professionale di progettazione - in collaborazione - NIS ed. Roma 1984

Vani e infissi - Edizioni Kappa. Roma 2000

Le Porte di Roma: San Sebastiano, San Paolo, Tiburtina - Edizioni Kappa. Roma 2001

L’Ospedale di S.Spirito - Edizioni Kappa. Roma 2001
Hanno collaborato:

Filippo Lauri, Filippo Giordano, Elisa Manconi, Francesco Moles, Giovanni Nusca, Marco D'Onofrio, Luca Piccioni, Alessandro Anzini.